L’ultimo dei “Grandi Maestri”. Vittorio Sgarbi e il silenzio della mente. La toccante lettera aperta del suo ammiratore e amico. Caro Vittorio, Non è facile trovare le parole quando il silenzio pesa più del rumore. Ma oggi sento il dovere di scriverti. Non per giudicare, ma per ricordare. Perché ti ho visto con i miei occhi, pochi mesi fa, alla Nuvola di Roma. Eri tra la luce delle opere, tra i bagliori della bellezza, e brillavi anche tu. Non per vanità – quella maschera l’hai sempre usata con saggezza – ma perché eri in armonia con ciò che hai sempre difeso: l’arte, il bello, l’anima luminosa di questo Paese. E ora? Ora dicono che non mangi. Che ti stai lasciando andare. Che la malinconia ha preso il sopravvento, e sei lì, al Gemelli, in lotta silenziosa con qualcosa che non si vede ma morde dentro. Ma tu non sei un uomo qualunque, Vittorio. Non puoi permettertelo. Chi ha fatto della bellezza il proprio credo, non può arrendersi al brutto. Chi ha acceso parole di fuoco per difendere un affresco, un volto, un’architettura, non può spegnersi così. Non tu. Hai attraversato tempeste, polemiche, luci e ombre. Hai fatto infuriare e commuovere, hai diviso e unito. Ma soprattutto, hai ricordato a un’Italia smemorata che l’arte è un grido di vita. Non puoi, proprio tu, diventare un messaggio sbagliato. Un esempio di resa. Perché tu sei stato, e sei ancora, un richiamo alla forza della cultura contro l’appiattimento, alla passione contro l’apatia. E la bellezza, Vittorio, la bellezza che hai tanto amato, non ti perdonerebbe mai di smettere di combattere. Ti vogliamo vivo, arrabbiato, ironico, dissacrante. Ti vogliamo ancora lì, a difendere un campanile dimenticato o a perderti in un Caravaggio, come fosse una carezza sull’anima. Torna. Rialzati. Riempi di nuovo la tua voce di quel fuoco che spostava le montagne della disattenzione. Perché il bello ha bisogno di te. E noi, più che mai, abbiamo bisogno di vedere che si può rinascere anche quando sembra tutto perso. Con rispetto, stima, e speranza, un uomo che ti ha incontrato tra le bellezze di Roma e ha riconosciuto in te la scintilla che non può spegnersi. Torna a essere arte. Torna a essere Vittorio Sgarbi.
Addio All’Artista Dino Colalongo…altra pietra miliare del Liceo Artistico Misticoni di Pescara.
Con profondo dolore apprendiamo della scomparsa di Dino Colalongo, artista, architetto e designer, figura di riferimento per generazioni di studenti e per la scena culturale abruzzese. Nato a Manoppello il 31 marzo 1946, Colalongo si è laureato in Architettura a Pescara, per poi dedicare con passione la sua vita all’arte e all’insegnamento, ricoprendo per anni il ruolo di docente di Discipline Pittoriche e Educazione Visiva presso il Liceo Artistico Statale “Giuseppe Misticoni”. Dal 1967, le sue opere sono state esposte in numerose mostre personali e collettive, sia in Italia che all’estero, tracciando un percorso artistico sempre coerente, aperto alla ricerca e al dialogo con il contemporaneo. Negli ultimi anni, il Museo delle Genti d’Abruzzo gli ha dedicato una significativa personale (2019), mentre la Fondazione ARIA lo ha celebrato come primo protagonista del ciclo “Specchio Arte”, con un cortometraggio, un video ritratto e un’ampia documentazione nel volume Crossroads – Fondazione ARIA. Crocevia d’artisti e culture. Dino Colalongo lascia un vuoto profondo nel mondo dell’arte, ma anche un’eredità preziosa fatta di visione, rigore e umanità.
FINO AL 5 APRILE – Doppia Visione: L’Emozione si Fa Arte all’Aurum di Pescara – Lucia Di Miceli E Sergio Guerrini
La mostra ‘Doppia Visione’ si svolgerà nelle storiche distillerie Aurum dal 29 al 5 aprile e si propone come un’importante manifestazione artistica. Questo evento avrà il compito di esporre le opere di due artisti distinti, Lucia Di Miceli e Sergio Guerrini, ognuno dei quali porta con sé una visione unica e differente del mondo dell’arte. La mostra rappresenta un’opportunità significativa per esplorare e comprendere le sfumature delle loro opere, evidenziando i diversi approcci che ciascun artista adotta nella trasposizione delle proprie emozioni e intuizioni artistiche. Il dialogo tra Di Miceli e Guerrini serve a riflettere sull’urgenza e la necessità di comunicazione nel contesto sociale e culturale attuale. In un’epoca in cui il mondo petrolifero è sempre più interconnesso, la forma d’arte diventa un canale di espressione essenziale. La loro interazione invita il pubblico a esaminare le proprie percezioni e a imbattersi in conversazioni stimolanti. L’arte ha un potere straordinario nel suscitare emozioni, e ‘Doppia Visione’ si pone l’obiettivo di dare una voce a quest’arte, offrendo, al contempo, uno specchio in cui ciascun visitatore potrà riflettere sul proprio universo interiore. Lucia Di Miceli: Geometria e Colori Lucia Di Miceli è un’artista contemporanea che impiega un linguaggio astratto e geometrico per trasmettere emozioni e significati complessi. Le sue opere si caratterizzano per l’uso del quadrato, un simbolo di equilibrio e armonia, che emerge con prepotenza in molte delle sue composizioni. Questo elemento geometrico non è solo una mera scelta stilistica, ma funge da ancoraggio concettuale, riflettendo una visione personale della stabilità e dell’ordine che l’artista desidera evocare. Un aspetto distintivo dell’approccio di Di Miceli è l’uso dei colori, che trae ispirazione dai mosaici bizantini. Questa scelta cromatica non solo arricchisce la sua arte visiva, ma porta con sé una serie di associazioni emotive. I colori vivaci e intensi, abbinati a tonalità più sottili, creano un dialogo visivo che invita lo spettatore a un’esperienza immersiva. L’interazione tra questi colori contribuisce a una narrazione visiva che si svolge nel tempo e nello spazio, rendendo la fruizione della sua arte un’esperienza profondamente personale. Le opere di Di Miceli non si limitano a rimanere sul piano bidimensionale; invece, establish un dialogo tra pittura, scultura e dimensione sonora. Questa fusione di forme artistiche consente alla sua arte di trascendere i confini tradizionali, creando un ambiente stimolante che coinvolge completamente il pubblico. La combinazione di geometria e colore nelle sue opere invita alla riflessione, permettendo a ciascun osservatore di interpretare e connettersi con le emozioni trasmesse. La capacità di Di Miceli di tessere insieme questi elementi variopinti, all’interno di uno schema geometrico, offrirà un’esperienza contemplativa che stimola la mente e il cuore. Sergio Guerrini: L’Introspezione attraverso la Figura Umana Sergio Guerrini si distingue nel panorama artistico contemporaneo per la sua intensa esplorazione della figura umana, in particolare del corpo femminile, come veicolo per esprimere una vasta gamma di emozioni e condizioni esistenziali. Le sue opere, caratterizzate da una forte carica cromatica e da gesti performativi, conducono lo spettatore in un viaggio viscerale attraverso la sofferenza, la drammaticità, e le sfide quotidiane che le donne affrontano nella società moderna. Guerrini non si limita a rappresentare la figura umana; piuttosto, la amplifica, trasformandola in un soggetto capace di evocare empatia e riflessione. Il suo approccio artistico ricorda per certi versi il lavoro di Frida Kahlo ed Egon Schiele, entrambi noti per il loro uso audace del corpo come mezzo espressivo. Kahlo, attraverso il suo stile emotivo e simbolico, affrontava il dolore e la vulnerabilità, mentre Schiele utilizzava linee distorte e forme esagerate per trasmettere l’intensità delle emozioni umane. Allo stesso modo, le creazioni di Guerrini si nutrono di una profonda introspezione, riflettendo sulle complessità della condizione femminile e stimolando il pubblico a confrontarsi con le proprie emozioni. Ogni opera invita lo spettatore a guardare oltre la superficie, scoprendo un universo di significati nascosti. L’uso sapiente del colore e della forma non è solo un aspetto estetico; è un modo per rappresentare la tumultuosa esperienza umana, creando un dialogo profondo tra l’artista e il pubblico. Le immagini si trasformano in specchi, esprimendo la fragilità e la resilienza che caratterizzano il cammino delle donne. Le domande sollevate dalle sue opere non trovano risposte definitive, ma piuttosto incoraggiano un processo di autoesplorazione e consapevolezza emotiva, elementi essenziali in un periodo di grande cambiamento sociale e culturale. Un Viaggio tra Contrasti e Analogìe La mostra ‘Doppia Visione’ si presenta come un’esperienza artistica che, attraverso il dialogo tra due artisti, invita il visitatore a riflettere sulle complessità delle emozioni umane. Questo evento ha messo in evidenza come, nonostante le apparenti differenze stilistiche e tematiche, entrambe le opere riescano a comunicare un comune desiderio di equilibrio e intimità interiore. Le varianti visive, unite dalle intersecazioni emozionali, creano un percorso artistico capace di suscitare un’ampia gamma di reazioni e pensieri. Il confronto tra le due visioni offre uno spazio prezioso per la contemplazione, dove le tensioni e le armonie si fanno protagoniste. Qui, l’arte esprime un linguaggio universale, permettendo di affrontare temi profondi e complessi, come la fragilità dell’essere umano e la ricerca di connessione. Questo invito alla riflessione è essenziale in un mondo sempre più frenetico, dove spesso ci si dimentica di ascoltare le proprie emozioni e quelle altrui. La mostra fungendo da catalizzatore di conversazione, sollecita il visitatore a considerare il potere liberatorio dell’arte. Essa offre un’opportunità unica di esplorare le analogie tra le esperienze personali e quelle altrui, sottolineando l’importanza della comunicazione. Concludendo questo viaggio attraverso le opere, si può affermare che ‘Doppia Visione’ rappresenta non solo una finestra sull’immaginario degli artisti, ma anche un richiamo a esplorare le nostre stesse emozioni e relazioni. L’arte, in tutte le sue forme, ha il potere di unire, invitando a una meditazione condivisa sulle tensioni esistenziali che ci accomunano.
Doppia Visione: L’Emozione si Fa Arte all’Aurum di Pescara – Lucia Di Miceli E Sergio Guerrini
La mostra ‘Doppia Visione’ si svolgerà nelle storiche distillerie Aurum dal 29 al 5 aprile e si propone come un’importante manifestazione artistica. Questo evento avrà il compito di esporre le opere di due artisti distinti, Lucia Di Miceli e Sergio Guerrini, ognuno dei quali porta con sé una visione unica e differente del mondo dell’arte. La mostra rappresenta un’opportunità significativa per esplorare e comprendere le sfumature delle loro opere, evidenziando i diversi approcci che ciascun artista adotta nella trasposizione delle proprie emozioni e intuizioni artistiche. Il dialogo tra Di Miceli e Guerrini serve a riflettere sull’urgenza e la necessità di comunicazione nel contesto sociale e culturale attuale. In un’epoca in cui il mondo petrolifero è sempre più interconnesso, la forma d’arte diventa un canale di espressione essenziale. La loro interazione invita il pubblico a esaminare le proprie percezioni e a imbattersi in conversazioni stimolanti. L’arte ha un potere straordinario nel suscitare emozioni, e ‘Doppia Visione’ si pone l’obiettivo di dare una voce a quest’arte, offrendo, al contempo, uno specchio in cui ciascun visitatore potrà riflettere sul proprio universo interiore. Lucia Di Miceli: Geometria e Colori Lucia Di Miceli è un’artista contemporanea che impiega un linguaggio astratto e geometrico per trasmettere emozioni e significati complessi. Le sue opere si caratterizzano per l’uso del quadrato, un simbolo di equilibrio e armonia, che emerge con prepotenza in molte delle sue composizioni. Questo elemento geometrico non è solo una mera scelta stilistica, ma funge da ancoraggio concettuale, riflettendo una visione personale della stabilità e dell’ordine che l’artista desidera evocare. Un aspetto distintivo dell’approccio di Di Miceli è l’uso dei colori, che trae ispirazione dai mosaici bizantini. Questa scelta cromatica non solo arricchisce la sua arte visiva, ma porta con sé una serie di associazioni emotive. I colori vivaci e intensi, abbinati a tonalità più sottili, creano un dialogo visivo che invita lo spettatore a un’esperienza immersiva. L’interazione tra questi colori contribuisce a una narrazione visiva che si svolge nel tempo e nello spazio, rendendo la fruizione della sua arte un’esperienza profondamente personale. Le opere di Di Miceli non si limitano a rimanere sul piano bidimensionale; invece, establish un dialogo tra pittura, scultura e dimensione sonora. Questa fusione di forme artistiche consente alla sua arte di trascendere i confini tradizionali, creando un ambiente stimolante che coinvolge completamente il pubblico. La combinazione di geometria e colore nelle sue opere invita alla riflessione, permettendo a ciascun osservatore di interpretare e connettersi con le emozioni trasmesse. La capacità di Di Miceli di tessere insieme questi elementi variopinti, all’interno di uno schema geometrico, offrirà un’esperienza contemplativa che stimola la mente e il cuore. Sergio Guerrini: L’Introspezione attraverso la Figura Umana Sergio Guerrini si distingue nel panorama artistico contemporaneo per la sua intensa esplorazione della figura umana, in particolare del corpo femminile, come veicolo per esprimere una vasta gamma di emozioni e condizioni esistenziali. Le sue opere, caratterizzate da una forte carica cromatica e da gesti performativi, conducono lo spettatore in un viaggio viscerale attraverso la sofferenza, la drammaticità, e le sfide quotidiane che le donne affrontano nella società moderna. Guerrini non si limita a rappresentare la figura umana; piuttosto, la amplifica, trasformandola in un soggetto capace di evocare empatia e riflessione. Il suo approccio artistico ricorda per certi versi il lavoro di Frida Kahlo ed Egon Schiele, entrambi noti per il loro uso audace del corpo come mezzo espressivo. Kahlo, attraverso il suo stile emotivo e simbolico, affrontava il dolore e la vulnerabilità, mentre Schiele utilizzava linee distorte e forme esagerate per trasmettere l’intensità delle emozioni umane. Allo stesso modo, le creazioni di Guerrini si nutrono di una profonda introspezione, riflettendo sulle complessità della condizione femminile e stimolando il pubblico a confrontarsi con le proprie emozioni. Ogni opera invita lo spettatore a guardare oltre la superficie, scoprendo un universo di significati nascosti. L’uso sapiente del colore e della forma non è solo un aspetto estetico; è un modo per rappresentare la tumultuosa esperienza umana, creando un dialogo profondo tra l’artista e il pubblico. Le immagini si trasformano in specchi, esprimendo la fragilità e la resilienza che caratterizzano il cammino delle donne. Le domande sollevate dalle sue opere non trovano risposte definitive, ma piuttosto incoraggiano un processo di autoesplorazione e consapevolezza emotiva, elementi essenziali in un periodo di grande cambiamento sociale e culturale. Un Viaggio tra Contrasti e Analogìe La mostra ‘Doppia Visione’ si presenta come un’esperienza artistica che, attraverso il dialogo tra due artisti, invita il visitatore a riflettere sulle complessità delle emozioni umane. Questo evento ha messo in evidenza come, nonostante le apparenti differenze stilistiche e tematiche, entrambe le opere riescano a comunicare un comune desiderio di equilibrio e intimità interiore. Le varianti visive, unite dalle intersecazioni emozionali, creano un percorso artistico capace di suscitare un’ampia gamma di reazioni e pensieri. Il confronto tra le due visioni offre uno spazio prezioso per la contemplazione, dove le tensioni e le armonie si fanno protagoniste. Qui, l’arte esprime un linguaggio universale, permettendo di affrontare temi profondi e complessi, come la fragilità dell’essere umano e la ricerca di connessione. Questo invito alla riflessione è essenziale in un mondo sempre più frenetico, dove spesso ci si dimentica di ascoltare le proprie emozioni e quelle altrui. La mostra fungendo da catalizzatore di conversazione, sollecita il visitatore a considerare il potere liberatorio dell’arte. Essa offre un’opportunità unica di esplorare le analogie tra le esperienze personali e quelle altrui, sottolineando l’importanza della comunicazione. Concludendo questo viaggio attraverso le opere, si può affermare che ‘Doppia Visione’ rappresenta non solo una finestra sull’immaginario degli artisti, ma anche un richiamo a esplorare le nostre stesse emozioni e relazioni. L’arte, in tutte le sue forme, ha il potere di unire, invitando a una meditazione condivisa sulle tensioni esistenziali che ci accomunano.
Mostre ed eventi da non perdere
1. Biennale di Venezia 2025 – Preludi e annunciazioni • Si intensificano le anteprime e gli annunci per la 60ª Biennale d’Arte di Venezia. Alcuni padiglioni hanno rivelato i loro curatori e artisti, con un focus marcato su sostenibilità, colonialismo e linguaggi digitali. 2. Mostra di Jenny Holzer a Milano • Alla Fondazione Prada è stata inaugurata una retrospettiva di Jenny Holzer, con opere testuali luminose e nuove installazioni site-specific, che riflettono sui temi della guerra, dei diritti e della comunicazione. 3. Il ritorno di Marina Abramović a Firenze • L’artista presenta una performance inedita al Museo Novecento, dopo il successo della mostra a Londra. Titolo e dettagli sono ancora segreti, ma l’evento ha già generato grande attesa. 4. NFT e arte digitale al centro di Art Basel Hong Kong • L’edizione 2025 di Art Basel HK vede una forte presenza di gallerie focalizzate su arte generativa, intelligenza artificiale e nuovi collezionismi. Si segnala la partecipazione di Refik Anadol e Krista Kim. 5. Un ritratto perduto di Artemisia Gentileschi scoperto a Napoli • Una nuova opera attribuita alla pittrice barocca è stata identificata grazie a indagini tecniche. Il dipinto verrà esposto a Capodimonte a partire da aprile.
Fino al 30 Marzo La Mostra Dedicata a Roberto Del Rosso, Illustratore e Designer Abruzzese
Si è conclusa l’inaugurazione della mostra dedicata a Roberto Del Rosso ospite della FondazionePescaraAbruzzo con intro musicale, davvero suggestiva, del Maestro Alessandro Cavallucci con brani alla chitarra dedicati a Roberto.Il tutto presentata dalla moglie Emira De Acetis, dal Critico Prof. Andrea Viozzi e con il coinvolgimento dI Giancarlo Costanzo Presidente dell’Associazione P.A.E. e Tiziano Tiberi compagno di scuola di Roberto. Presentazione Critica del Prof. Andrea ViozziPer aprire lo scrigno di un pittore, di una pittrice, di un’artista, di un illustratore, di un designer. È un pezzo di cuore che viene presentato al pubblico, è un cassetto che si apre e che viene messo a disposizione di chi ne usufruisce, di chi ne gode, di chi lo osserva. Questa splendida esposizione è stata pensata dalla famiglia per onorare la memoria di un grande padre, marito, professionista, illustratore, designer, ed è appunto la prima di una serie di tappe che la famiglia ha in mente per onorare la memoria del grande creativo che è stato Roberto del Rosso. Avrete modo fra poco di poter scendere dove è stata allestita la mostra e godere delle oltre 40 opere. Qualche settimana fa, parlando con la signora Emira, mi diceva: “Saranno una trentina”, ma io sapevo che non si sarebbe fermata a 30. Perché? Perché quando poi apri il cassetto dei ricordi, è normale che ogni frammento, ogni pezzettino, che sia un’illustrazione, che sia una diapositiva, che sia una fotografia, ti rimanda indietro nel tempo. E immagino la fatica che abbiano fatto lei e i suoi figli nel selezionare le opere, pensando se davvero quelle erano le opere che Roberto avrebbe voluto vedere oggi in mostra. Sicuramente sì. Roberto del Rosso è stato un uomo che fin da bambino ha avuto l’estro della creatività. Emira De Acetis moglie di Roberto ed Il Maestro Alessandro Cavallucci Fin da quando, appunto, maneggiava con il pongo piccolino accanto al capezzale del padre malato, e realizzava i suoi soldatini con il pongo, per poi intraprendere gli studi presso il celebre liceo artistico di Pescara. Fra l’altro c’è qui uno dei suoi insegnanti in sala, il professor Gammelli. Ci sono tanti suoi ex studenti, i suoi ex compagni di scuola oltre che amici, per poi iniziare due percorsi paralleli: uno nell’Istituto europeo di design di Roma e l’altro presso la facoltà di architettura di Pescara dell’Università di Chieti-Pescara, per poi, nel 2002, intraprendere una splendida iniziativa professionale insieme alla moglie. Questo l’ha portato a una scelta se iniziare un percorso professionale, ma ciò chiaramente per motivi di tempo, per motivi lavorativi, non gli ha permesso di concludere il ciclo universitario. Ma fin da giovane, fino all’età di 19 anni, i disegni che vedrete poi sotto, le illustrazioni che vedete sotto, raccolgono 7 anni delle attività di Roberto, dal 1983 al 1990, ed è un frammento della sua attività che ci mostra la sua grande capacità di utilizzare, tra l’altro, diverse tecniche artistiche dai pastelli.Che permette a Roberto e a chiunque li sa maneggiare come lui di poter, in un certo qual senso, far vibrare il colore, proprio come facevano i grandi maestri dell’impressionismo, per esempio, la matita, il carboncino, gli acquerelli che, come voi ben sapete, è la tecnica tra le più difficili, se non la più difficile in assoluto, nel campo artistico. Perché l’acquerello non ti lascia tempo, devi lavorare velocemente perché altrimenti si asciuga e non puoi più tornare sull’opera. Tra l’altro, le tecniche dell’acquerello non sono una, ma ben 12 tecniche artistiche dell’acquerello che Roberto sapeva ben maneggiare, tecnica tra l’altro antichissima, l’acquerello di origine orientale, proprio come l’inchiostro a china che lui stesso utilizzava, fino ad arrivare agli strumenti un po’ più moderni come l’aerografo, utilizzato anche da grandi maestri come Murray e Salvatore Dalì, il pantone che gli permetteva di dare un effetto particolare del colore sulla grafica e poi la cartografia, soprattutto durante gli studi a Roma, nell’Istituto europeo del design. Quindi un grande creativo che ha sperimentato diverse tecniche e che ha avuto la possibilità di collaborare con grandi marchi realizzando per loro tantissime opere.Dalla famiglia De Cecco, celebre famiglia abruzzese, alla Casucci Jeans, all’Energy Aprioni, celebre marca di abbigliamento di tradizione siromana, ma di origine abruzzese. Quindi è stato un uomo, un illustratore che si è messo a disposizione dei più grandi marchi del tempo partecipando, tra l’altro, a grandi fiere per i quali progettava e realizzava i loro stand a Firenze, a Palazzo Pitti, la casa della moda, oltre che della celebre collezione Palatina, a Firenze, a Parigi e nelle più grandi capitali europee, in Russia, nei più grandi centri del design russo e negli Stati Uniti. Quindi un uomo che è riuscito, in un certo qual senso, a dar prova della sua grande abilità e del suo grande estro creativo mettendosi a disposizione degli altri. La differenza fra un artista e un designer sta nel fatto che il designer, quando crea, lo fa principalmente per i suoi utenti. È vero che anche oggi i pittori spesso realizzano le loro opere per poterle vendere, ma soprattutto il designer, l’illustratore, quando crea sa già ha nella sua mente il fine di soddisfare pienamente il suo cliente. E Roberto ci è riuscito in maniera straordinaria. La nostra presenza questa sera e la notorietà di Roberto nel campo dell’illustrazione e del design lo dimostrano.Vedevo prima meravigliosamente arpeggiare il maestro Cavallucci con quelle sue mani sulla chitarra, e allora pensavo seduto lì a Roberto che con la sua matita, col suo carboncino, quando ancora non c’erano i programmi che ci sono oggi di lavorazione del design, riusciva a creare dei capi straordinari e li vedrete in mostra. Dei meravigliosi capi che lui vede, osserva da fotografie delle grandi case di moda e che poi illustra in maniera sapiente, con una grande espressività, con grande classe. La cosa che mi ha colpito, guardando le illustrazioni, i disegni che la moglie mi ha inviato, è l’eleganza con la quale sapeva realizzare e vestire i suoi modelli, che riproponeva nelle sue illustrazioni.Così come la grande capacità e
Meno slogan e più riflessione: il pericolo della superficialità nel dibattito pubblico
Viviamo in un’epoca in cui la comunicazione è dominata dalla velocità e dalla semplificazione. I social network, i media e persino il discorso politico sembrano premiare chi riesce a condensare concetti complessi in poche parole d’impatto, spesso sacrificando la profondità e la complessità delle questioni. Se da un lato questo permette di raggiungere un pubblico più ampio, dall’altro rischia di impoverire il dibattito e di condurci a scelte sbagliate, basate più sull’emotività che sulla comprensione reale dei problemi. Il potere (e il limite) degli slogan Gli slogan servono a catturare l’attenzione, a fissare un’idea nella mente di chi ascolta. Sono strumenti potenti di mobilitazione, ma proprio perché semplificano la realtà, possono essere ingannevoli. Un esempio evidente è la politica, dove frasi a effetto come “Prima gli italiani”, “Yes we can”, o “Defund the police” diventano bandiere dietro cui schierarsi, ma spesso senza una vera analisi delle implicazioni. Uno slogan può infiammare il dibattito, ma raramente offre soluzioni concrete. Anche nelle battaglie sociali, gli slogan sono essenziali per sensibilizzare il pubblico, ma quando diventano il fulcro del discorso, possono creare una polarizzazione eccessiva. Ci si ritrova con posizioni rigide, con chi urla da una parte e dall’altra senza cercare punti di incontro. La riflessione richiede tempo (e volontà) La riflessione, al contrario, è un processo lento. Richiede di fermarsi, leggere, ascoltare più voci, valutare le sfumature. In un’epoca in cui tutto è immediato, questa lentezza sembra quasi un difetto. Il problema è che senza un approfondimento serio, si prendono decisioni su basi fragili. Pensiamo, ad esempio, al dibattito ambientale: dire “basta plastica” può sembrare una soluzione semplice, ma senza considerare le alternative, i costi, l’impatto sulla produzione e il riciclo, si rischia di proporre soluzioni inefficaci o addirittura dannose. La responsabilità della comunicazione Anche i media hanno un ruolo cruciale in questo scenario. Se il giornalismo si piega alla logica dei titoli sensazionalistici, della brevità a tutti i costi, della ricerca del “click”, il risultato è un’informazione parziale e fuorviante. I lettori vengono spinti a formarsi opinioni rapide e spesso errate. Il compito di chi comunica – giornalisti, intellettuali, educatori – dovrebbe essere quello di stimolare il pensiero critico, non solo di semplificare. E il compito di chi legge è quello di non accontentarsi della prima risposta facile, ma di cercare di capire davvero. Conclusione: il rischio di ritrovarci male Se continuiamo a costruire le nostre opinioni e decisioni su slogan, senza fermarci a riflettere, rischiamo di creare una società in cui il pensiero complesso è messo da parte, in cui le scelte sono guidate più dall’emozione che dalla ragione. Il rischio non è solo quello di cadere in facili manipolazioni, ma di ritrovarci con soluzioni sbagliate, con problemi mal affrontati e con una crescente divisione sociale. È il momento di rallentare, di prendersi il tempo per capire davvero. Perché le parole sono potenti, ma solo quando sono sostenute dalla riflessione possono portarci nella direzione giusta.
Principali Notizie dal Mondo dell’Arte – 18 Marzo 2025
Finanziamenti per il Patrimonio Culturale in Campania La Regione Campania ha recentemente lanciato un nuovo bando che offre contributi significativi per la valorizzazione dei beni culturali confiscati alla criminalità organizzata. Questo programma di finanziamento si inserisce in un contesto più ampio di recupero e riutilizzo di patrimoni storici e culturali affinché possano essere restituiti alla comunità, rendendo omaggio all’identità locale e promuovendo la legalità. I beni coinvolti includono significativi siti storici come il Castello Mediceo e Villa D’Ayala-Valva, luoghi emblematici che possono rappresentare un’opportunità unica per la valorizzazione del patrimonio culturale regionale. Il bando prevede una serie di modalità di candidatura che incoraggiano le associazioni culturali, le fondazioni e i gruppi di cittadini a presentare progetti innovativi. Questi progetti possono riguardare la restaurazione, la gestione e la promozione dei beni culturali confiscati, con l’obiettivo di incentivarne il riutilizzo e l’integrazione all’interno dei circuiti turistici e culturali esistenti. Gli interessati dovranno prestare attenzione alle scadenze previste, poiché le procedure di candidatura richiedono tempo e una pianificazione adeguata. L’importanza di tali iniziative è duplice. Da un lato, queste misure rappresentano un forte segnale contro la criminalità organizzata, dimostrando che i beni confiscati possono rivivere e contribuire attivamente alla società. Dall’altro, la valorizzazione di questi luoghi storici offre opportunità di crescita culturale e turistica per la Regione Campania, favorendo un rinnovato interesse per il patrimonio locale. Attraverso tali progetti, si spera di instaurare un rinnovato senso di comunità e di impegno per la salvaguardia della cultura, dimostrando che il patrimonio può essere un motore di cambiamento e rinascita sociale. Scoperta Archeologica a Parrano Un’importante scoperta archeologica è stata recentemente effettuata nel comune di Parrano, situato nella regione dell’Umbria. Gli archeologi hanno riportato alla luce una nuova grotta neolitica, nota come ‘grotta dei conoidi’, che risale a oltre 5.000 anni fa. Questa scoperta rappresenta un significativo passo avanti nella comprensione della cultura preistorica dell’area. La grotta si distingue per le sue caratteristiche uniche, tra cui formazioni geologiche rare e un ambiente ben conservato, che potrebbero fornire indizi fondamentali sulla vita quotidiana dei nostri antenati. Le prime indagini archeologiche hanno rivelato una serie di reperti che suggeriscono l’esistenza di pratiche rituali antiche. Tra i materiali rinvenuti ci sono strumenti in pietra, frammenti di ceramica e resti organici, che dimostrano l’uso della grotta sia come rifugio che come luogo di culto. L’analisi di questi artefatti non solo illumina le tecnologie di fabbricazione dell’epoca, ma offre anche una finestra sulle credenze spirituali della popolazione neolitica. L’importanza di riti e cerimonie nella vita quotidiana di queste comunità è un aspetto cruciale da esplorare, poiché può aiutare a comprendere meglio le dinamiche sociali e culturali del periodo. Inoltre, la ‘grotta dei conoidi’ offre opportunità per ulteriori studi scientifici, comprese analisi sul DNA dei resti umani e animali ritrovati, che potrebbero rivelare connessioni tra le varie popolazioni preistoriche. Queste ricerche potrebbero non solo arricchire la nostra conoscenza della storia umana, ma anche contribuire alla preservazione e valorizzazione del patrimonio culturale umbro. La scoperta di Parrano, quindi, si fonde con l’obiettivo più ampio di preservare e comprendere le radici storiche che continuano a formare l’identità culturale della regione. Mostre in Italia Negli ultimi tempi, l’Italia ha visto un incremento di esposizioni artistiche di grande rilevanza, riflettendo la vivacità e la ricchezza del panorama culturale del paese. Una delle mostre più attese è ‘Dual Nature‘, attualmente in corso a Milano. Questa esposizione, che affronta il concetto di dualità attraverso l’arte contemporanea, presenta opere di artisti emergenti e affermati. ‘Dual Nature’ sarà aperta al pubblico fino al 15 giugno 2025, offrendo l’opportunità di esplorare come gli artisti interpretano il tema dalla loro unica prospettiva. Passando a Firenze, la retrospettiva su Tracey Emin ha suscitato un notevole interesse. Quest’esposizione celebra la carriera di una delle più influenti artiste britanniche contemporanee, con un ampio repertorio che spazia dalle sue celebri installazioni ai lavori su carta. Aperta fino al 30 maggio 2025, la mostra invita il pubblico a proseguire un dialogo interattivo con l’arte di Emin, esplorando le tematiche di identità, vulnerabilità e memoria che permeano la sua produzione artistica. L’incontro tra il suo lavoro e la storicità della città di Firenze crea un contrasto affascinante e stimolante. Infine, segnaliamo la mostra ‘Arte Salvata’ a Venezia, che si concentra sull’importanza della conservazione delle opere d’arte in situazioni di crisi. Questa esposizione eccezionale pone l’accento sul ruolo della salvaguardia artistica e degli sforzi di restauro in contesti complessi. Inaugurata il 1 marzo 2025, con termine fissato per il 30 luglio 2025, ‘Arte Salvata’ è un invito a riflettere su come la produzione artistica possa resistere e rinascere in tempi di difficoltà, evidenziando la resilienza dell’arte stessa. Eventi Culturali in Europa e Programmazione a Toledo Negli ultimi mesi, l’Europa ha visto un’eccezionale programmazione di eventi culturali che riflettono la sua ricca tradizione artistica e la continua evoluzione del panorama contemporaneo. Circa il patrimonio artistico, le mostre tenute in città come Madrid, Barcellona e Parigi hanno attirato l’attenzione di critici e appassionati. A Madrid, il Museo del Prado ha inaugurato una significativa esposizione dedicata ai maestri spagnoli, dove opere di artisti come Velázquez e Goya dialogano con nuovi arrivi del contemporaneo, creando un interessante confronto tra passato e presente. Nel contesto di Barcellona, la Fondazione Joan Miró propone una straordinaria mostra immersiva che celebra l’interazione tra arte visiva e tecnologia. Questa esperienza innovativa permette ai visitatori di esplorare il linguaggio unico dell’artista catalano in modi inediti, utilizzando installazioni digitali e interattive. Parigi, poi, non è da meno: il Centro Pompidou ha presentato un ciclo di eventi dedicati all’arte urbana, evidenziando il ruolo di questa forma espressiva nella cultura contemporanea e nella trasformazione degli spazi urbani. Parallelamente, Toledo si prepara a offrire una ricca varietà di eventi culturali, grazie alla programmazione della Cámara Bufa per il 2025. Tra concerti, spettacoli di danza e festival del cinema, la città mira a diventare un centro vibrante di creatività e comunicazione artistica. La programmazione include anche eventi di coinvolgimento comunitario, dove artisti locali possono collaborare con residenti e visitatori, rafforzando così il
Scoperta di una Tomba Monumentale nei Pressi dell’Antica Città di Tenea
Recentemente, è stata effettuata una scoperta significativa nei pressi dell’antica città di Tenea, situata nella regione dell’Argolide, in Grecia. Gli scavi condotti a Chiliomodi hanno portato alla luce una tomba monumentale che non solo arricchisce la storia della città, ma offre anche importanti spunti per la comprensione delle tradizioni culturali e religiose dell’epoca ellenistica. Tenea è conosciuta per la sua connessione con la tradizione troiana, e questa scoperta non fa altro che confermare l’importanza storica e archeologica della zona. La tomba rinvenuta si distingue per la sua architettura imponente e i dettagli artistici che riflettono le pratiche funerarie dell’epoca. Questo sito di scavo è cruciale non solo perché aggiunge un ulteriore capitolo alla storia di Tenea, ma anche perché offre preziose informazioni sulle pratiche di culto e sulle credenze dei suoi abitanti. La città di Tenea era considerata un importante centro di culto, specialmente per quanto riguarda le divinità curative, il che denota un alto livello di spiritualità e interconnessione tra la vita e la morte nella cultura ellenistica. La scoperta della tomba monumentale avviene in un periodo di crescente interesse verso l’archeologia greca, dove ogni ritrovamento contribuisce alla rievocazione di un passato ricco di storie e leggende. Con il suo legame con la tradizione troiana e il culto curativo, il sito di Chiliomodi promette di diventare un argomento di studio fondamentale per gli archeologi e gli storici. L’apertura di questo nuovo capitolo nella storia di Tenea non può che suscitare curiosità e attenzione, rivelando un panorama culturale affascinante che attende di essere esplorato. Dettagli Architettonici della Tomba La recente scoperta di una tomba monumentale nei pressi dell’antica città di Tenea ha rivelato elementi architettonici di particolare interesse, in particolare la sua unica forma a ‘T’. Questa particolare configurazione, raramente osservata in altre sepolture, presenta una camera principale di notevoli dimensioni, la quale si estende per circa otto metri di lunghezza. Il corridoio che conduce alla camera è altrettanto significativo, misurando circa cinque metri, offrendo così una transizione scenografica e imponente tra l’ingresso e la sezione centrale della struttura. L’architettura della tomba non solo dimostra un’abilità tecnica avanzata, ma riflette anche le pratiche funerarie dell’epoca ellenistica, che vedevano in queste costruzioni un modo per onorare i defunti. Le dimensioni e la configurazione della tomba suggeriscono un’importanza particolare legata ai funerali di alto rango, possibile indice di un’influenza culturale e sociale significativa nella regione. Conformemente alle tombe macedoni coeve, i dettagli architettonici evidenziano un chiaro segno della fusione di tradizioni locali e influenze esterne, manifestando un dialogo architettonico che è cruciale per comprendere i riti funebri del tempo. Durante il periodo dal IV secolo a.C. fino al IV secolo d.C., questa tomba ha servito come luogo di sepoltura, testimoniando secoli di trasformazioni storiche e rituali. Le eventuali violazioni delle sepolture all’interno di questo spazio sacro hanno avuto un impatto significativo sia sul contesto storico che su quello rituale, rivelando non solo la ricchezza del patrimonio locale, ma anche le dinamiche di potere e le credenze spirituali del periodo. La tomba di Tenea, con la sua architettura unica, rimane un simbolo duraturo della nostra continua ricerca di comprensione della cultura ellenistica e delle sue pratiche funerarie. Reperti Rinvenuti e Il Loro Significato Recenti scavi archeologici nel sito della tomba monumentale nei pressi dell’antica città di Tenea hanno portato alla luce una serie di reperti significativi che offrono spunti preziosi sulla vita e le pratiche culturali dei suoi abitanti. Tra i ritrovamenti più notevoli si annoverano sarcofagi finemente decorati, oggetti votivi e un assortimento di manufatti, tra cui monete d’oro e statuette. Questi oggetti, oltre a rappresentare un’importante testimonianza dell’arte funeraria dell’epoca, evidenziano le credenze religiose e i riti legati alla morte e all’aldilà. I sarcofagi ritrovati, realizzati con materiali pregiati e spesso adornati con incisioni simboliche, suggeriscono che la sepoltura fosse un evento di grande rilevanza, influenzato da un forte desiderio di onorare i defunti. Inoltre, la presenza di oggetti votivi indica come gli antichi abitanti di Tenea praticassero rituali per invocare la protezione degli dèi o per stimolare la rigenerazione e la salute nel dopo-vita. Questo si collega anche ai culti legati alla guarigione, i quali risultavano essere particolarmente importanti in un periodo in cui le credenze religiose influenzavano ogni aspetto della vita quotidiana. Le monete d’oro rinvenute all’interno della tomba potrebbero simboleggiare non solo la ricchezza del defunto, ma anche la volontà di garantire un passaggio sicuro nell’aldilà, riflettendo l’importanza economica e spirituale del denaro nell’antica società greca. Le statuette incontrate, rappresentanti divinità associative e cultuali, mettono in evidenza il sincretismo religioso di Tenea, mostrando una mescolanza di influenze locali e mediterranee. In sintesi, questi reperti non sono solo oggetti di straordinario valore artistico, ma anche chiavi fondamentali per comprendere le pratiche culturali, le credenze religiose e la vita quotidiana degli antichi abitanti di Tenea, arricchendo dunque la nostra visione storica su questa affascinante civiltà. La recente scoperta di una tomba monumentale nei pressi dell’antica città di Tenea rappresenta un momento cruciale nella comprensione della storia e dell’evoluzione di questo insediamento. Tenea, che secondo la tradizione era colonia troiana, ha sempre suscitato interesse tra storici e archeologi. Tuttavia, fino ad ora, molto di ciò che si sapeva su questa città si basava su racconti leggendari e riferimenti secondari. La nuova evidenza archeologica offre opportunità significative per riscrivere la storia di Tenea e approfondire le sue origini. La tomba recentemente rinvenuta non solo conferma l’importanza della città durante il periodo classico, ma suggerisce anche che Tenea fosse un centro culturale e commerciale vivace, influenzato dalle reti di scambio con altre civiltà del Mediterraneo. Gli oggetti rinvenuti all’interno della tomba, che includono gioielli, ceramiche e manufatti in metallo, offrono indizi sullo stile di vita dei suoi abitanti e sulle pratiche funerarie, mettendo in luce la ricchezza culturale di questa regione. Inoltre, è fondamentale considerare le implicazioni future di questa scoperta. La tomba potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di una rete di siti archeologici che potrebbero ulteriormente illuminare il passato di Tenea. Le future ricerche potrebbero rivelare interazioni più strette tra
Addio ad Angelo Colangelo: L’Uso Dell’Arte Contro La Violenza
Angelo Colangelo nacque nel 1927 a Penne, un comune situato nella provincia di Pescara, in Abruzzo. Sin da giovane, si distinse per un talento artistico che avrebbe plasmato il suo futuro. Crescendo in un ambiente ricco di cultura e tradizioni, le sue esperienze formative nella sua città natale giocarono un ruolo cruciale nell’alimentare la sua passione per l’arte. A Penne, Colangelo ebbe l’opportunità di immergersi in un contesto storico affascinante, che comprendeva numerosi artisti e artigiani, la cui influenza si rifletté nei suoi lavori successivi. Con l’intento di affinare il suo talento, Angelo Colangelo si trasferì a Firenze, dove intraprese gli studi presso l’Istituto d’Arte. Qui, fu esposto a un ambiente vibrante, caratterizzato da una ricca eredità artistica. L’Istituto fornì una solida base di conoscenze pratiche e teoriche, permettendo a Colangelo di esplorare diverse tecniche e stili. La città stessa, con le sue meraviglie architettoniche e i suoi capolavori rinascimentali, non poté che ispirarlo ulteriormente. Successivamente, continuò il suo percorso all’Accademia di Belle Arti, dove le sue abilità vennero ulteriormente perfezionate, e questo passaggio rappresentò un momento cruciale nella sua evoluzione artistica. Durante questo periodo di formazione, Angelo Colangelo non solo sviluppò competenze tecniche ma anche una profonda comprensione delle dinamiche artistiche e culturali dell’epoca. Le esperienze vissute e le influenze apprese durante la sua infanzia e i primi anni di formazione contribuirono a forgiare la sua identità artistica. Le basi solide costruite a Penne e a Firenze lo avrebbero preparato per intraprendere una carriera straordinaria, caratterizzata da opere che avrebbero lasciato un’impronta duratura nel panorama artistico contemporaneo. L’Esperienza negli Stati Uniti e l’Influenza del New Bauhaus Tra il 1952 e il 1957, Angelo Colangelo si trasferì negli Stati Uniti, un periodo determinante per la sua formazione artistica e professionale. Questa esperienza si rivelò fondamentale, non solo per il suo sviluppo personale, ma anche per la sua capacità di contribuire al panorama artistico americano. Durante la sua permanenza, Colangelo assunse un ruolo significativo nel corpo docente dell’Università di Washington, dove insegnò principi di design ispirati al New Bauhaus. La filosofia di questa corrente, focalizzata sulla fusione tra arte e funzionalità, influenzò profondamente il suo approccio estetico. Colangelo trarrà ispirazione dagli scritti di critici e teorici come Keepes, che analizzarono il panorama artistico contemporaneo e promuoveranno un dialogo tra le diverse forme espressive. Inoltre, la conoscenza delle opere di artisti di spicco quali Jackson Pollock e Alexander Calder ampliò il suo orizzonte creativo, permettendogli di esplorare nuove tecniche e di adottare una visione più astratta nel suo lavoro. Questo scambio culturale e artistico si rivelò cruciale, poiché egli poté confrontarsi con approcci innovativi che stavano ridefinendo i confini dell’arte contemporanea. In aggiunta, il mondo della musica influenzò significativamente Colangelo. La musica di John Cage, con il suo approccio non convenzionale e l’uso del silenzio e del rumore, stimolò Colangelo a rompere le barriere tradizionali della creatività. La fusione di queste esperienze culturali e artistiche negli Stati Uniti contribuì non solo a modellare il suo stile ma a rafforzare la sua identità artistica. È evidente come questi anni abbiano lasciato una traccia indelebile sul percorso di Colangelo, segnando un’epoca di sperimentazione e apprendimento, che influenzò il suo lavoro e la sua visione per il futuro. Ritorno in Italia e Le Esposizioni Il ritorno di Angelo Colangelo in Italia segna un capitolo cruciale nella sua carriera artistica. Una volta tornato nel suo paese natale, Colangelo è stato accolto calorosamente dalla scena artistica fiorentina, che lo ha visto partecipare a significative esposizioni. Tra queste, la sua collaborazione con la Galleria Numero a Firenze ha rappresentato un’importante pietra miliare. La galleria, rinomata per la sua capacità di presentare artisti emergenti e influenti, ha fornito a Colangelo una piattaforma per esporre le sue opere e per interagire con un pubblico interessato e appassionato. Le esposizioni di Colangelo non si sono limitate a Firenze; uno dei momenti salienti della sua carriera è stata la mostra a Palazzo Strozzi, dove le sue opere sono state messe in risalto accanto a quelle di altri artisti prestigiosi. Palazzo Strozzi, con la sua ricca storia e posizione centrale, ha offerto una cornice ideale per la promozione della sua arte. È qui che Colangelo ha potuto esibire la sua abilità unica nel disegno, i cui esemplari hanno attirato l’attenzione del Gabinetto dei Disegni e Stampe degli Uffizi, famoso per collezioni di alta qualità. L’inclusione dei suoi disegni in questa prestigiosa istituzione ha conferito a Colangelo un riconoscimento significativo, elevando il suo status nella comunità artistica. Inoltre, il suo talento e la sua creatività non sono passati inosservati anche all’estero, portandolo a ricevere inviti a eventi di grande rilevanza, come il Salone des Réalités Nouvelles a Parigi e la Biennale d’Arte di Venezia. Queste opportunità hanno ulteriormente consolidato la sua reputazione e gli hanno permesso di stringere legami con altri artisti di spicco a livello internazionale. L’impatto delle sue esposizioni e delle sue partecipazioni a eventi rinomati ha avuto un significato profondo nel rafforzare la sua eredità artistica, rendendolo una figura chiave nel panorama contemporaneo dell’arte italiana. L’Eredità di Angelo Colangelo Angelo Colangelo, figura centrale nell’arte contemporanea italiana, ha avuto una carriera straordinaria che ha segnato profondamente il panorama artistico a partire dagli anni ’80 fino agli anni ’90. Durante questo periodo, il suo lavoro ha subito un’evoluzione decisiva, abbracciando nuovi sviluppi sia formali che concettuali. Colangelo ha saputo catturare l’essenza dei suoi tempi, intersecando tradizione e innovazione. Le sue opere si sono contraddistinte per una profonda introspezione e un forte legame con il contesto socio-culturale. Una delle caratteristiche più significative del lavoro di Colangelo in questo periodo è stata la sua capacità di partecipare attivamente a importanti mostre internazionali. Questi eventi hanno avuto un ruolo cruciale nel proiettare la sua arte a livello mondiale, permettendo una riconoscibilità che ha oltrepassato i confini nazionali. Le sue opere, caratterizzate da una fusione di materiali e tecniche, hanno attirato l’attenzione di critici e collezionisti, consolidando la sua posizione come artista di punta. Il suo approccio innovativo ha contribuito a ridefinire alcune pratiche artistiche, influenzando