Dopo La Prima Al Cinema Su Un Racconto Abruzzese Di Andrea Malandra Su La Pietra Del Santo

Un Viaggio di Cinema e Territorio: Un Racconto Abruzzese Nel corso degli ultimi anni, il panorama del cinema indipendente ha visto nascere iniziative che uniscono la tradizione al linguaggio cinematografico, portando alla luce progetti che vanno ben oltre il mero intrattenimento. Tra questi, spicca un film che ha coinvolto attori, sceneggiatrici e artigiani del racconto visivo, tutti uniti dalla passione per il territorio abruzzese e dalla volontà di farlo conoscere attraverso un linguaggio unico e sensibile. Un Associazione a Prova di Tempo La storia di questo film inizia con un’associazione che, da decadi, si dedica a rassegne e progetti cinematografici. Un’associazione fatta di tante persone, dove ogni contributo arricchisce il progetto, facendo del film un’opera collettiva. Andrea guida con fermezza la direzione artistica; la sua firma registica è però affiancata dalla sensibilità e dall’apporto di figure chiave come Erminia Cardone e Gisella Rossini. In questo intreccio creativo si inserisce anche Maurizio di Zio, noto fotografo e direttore di fotografia, che ha saputo dare al film una veste visiva davvero impressionante.La natura collaborativa del progetto rappresenta un aspetto fondamentale: il lavoro di squadra traspare chiaramente nelle parole di chi ha partecipato alla sua realizzazione. Si parla di un viaggio non solo per i personaggi, ma per tutte le persone coinvolte, che hanno vissuto un’esperienza trasformativa e fortemente emigrata nei meandri della propria identità culturale e territoriale. Un Viaggio Emotivo e Sensoriale Alla base di questo film c’è un’idea molto ambiziosa: raccontare il territorio abruzzese non come un semplice sfondo, ma come un protagonista a sé stante. L’intento iniziale era quello di realizzare un’opera impressionista, ambientata all’aperto, abbracciando la vastità e la ricchezza dei paesaggi naturali, per portare sullo schermo la “pietra di San Paolo”, un rito tradizionale simbolo della cultura locale.Le interviste e le testimonianze degli attori sottolineano come il contatto con la terra e la natura abbia rappresentato un elemento centrale del processo creativo. Valeria Di Nenna, da lei stessa definita “nuovissima” nel campo, ha raccontato come leggere una sceneggiatura ricca di spunti e simbolismi l’abbia portata a voler affrontare un ruolo carico di significato, interpretando una figura complessa, con un mondo interiore immenso e misterioso. Daniela, al suo fianco, ha esaltato il percorso di trasformazione vissuto durante le riprese, un cammino che ha saputo far emergere non solo la forza dei protagonisti, ma anche la ricchezza emotiva del legame con il territorio.L’esperienza condivisa, descritta come un “viaggio” in cui madre e figlia si confrontano con le proprie emozioni e radici, ha offerto al cast e alla troupe uno spaccato di quella che può essere una rinascita personale. Il film si configura, dunque, come un’opera capace non soltanto di intrattenere, ma anche di educare e sensibilizzare lo spettatore verso tematiche attuali e fortemente radicate nella cultura locale. La Magia del Cinema e della Tradizione Il progetto è nato dalla volontà di coniugare l’arte del cinema con i valori della tradizione abruzzese, fondendo insieme realtà apparentemente distanti: il raccontare pagine di storia e cultura attraverso il linguaggio cinematografico e l’approfondimento delle trasformazioni interiori dei personaggi. La scelta di ambientare il film in piena natura, con riprese che catturano la bellezza della terra e la sua capacità di trasformare chi la vive, ha fatto sì che ogni inquadratura diventi un omaggio al paesaggio abruzzese.Il contatto continuo con la realtà locale, l’approfondimento delle tradizioni, e la presenza costante di elementi simbolici come la pietra, sono infatti parte integrante della narrazione. Il territorio diventa così un personaggio a sé, in grado di comunicare storie, leggende e verità profonde sulla vita e le radici delle persone che lo abitano. È il racconto di una terra “offerta”, che merita di essere conosciuta e apprezzata in tutte le sue sfumature, e di una cultura che, pur essendo antica, si rinnova attraverso l’arte e il cinema. Un Progetto che Trasforma Le parole degli interpreti sottolineano come il percorso fatto insieme al regista Andrea e alle sceneggiatrici abbia lasciato un segno indelebile in ciascuno di loro. La delicatezza con cui sono state affrontate tematiche complesse e attuali, la cura nella narrazione dei dettagli e la ricerca costante della bellezza, hanno reso questo film un viaggio di formazione e trasformazione non solo per i personaggi, ma anche per chi ha avuto l’onore di viverlo sul set.La passione e la determinazione di tutto il team hanno fatto sì che il film si imponesse come un’opera autentica, in cui l’innovazione si sposa in modo armonioso con la tradizione. La volontà di raccontare l’Abruzzo in tutta la sua meraviglia, utilizzando una modalità narrativa che coniuga modernità e cultura popolare, ha creato un prodotto artistico capace di parlare direttamente al cuore del pubblico. Conclusioni In conclusione, questo film è molto più di una semplice rassegna cinematografica: è un tributo alla bellezza del territorio abruzzese, un inno alla tradizione e una dichiarazione di intenti per un cinema che non teme di esplorare le profondità dell’animo umano. L’esperienza di lavorare insieme, ogni membro del team ha portato il proprio contributo unico, dando vita a un progetto corale che ha saputo trasformarsi in un viaggio emozionante e gravitante verso la scoperta di sé stessi e delle proprie radici culturali.Con questo progetto si è mostrato come il cinema possa essere uno strumento potente per raccontare storie che parlano di identità, trasformazione e continuità, affermando il messaggio che ogni territorio ha una storia da narrare e che, attraverso l’arte, tutte le voci possono trovare un luogo dove esprimersi. Un invito a conoscere, a esplorare e a lasciarsi toccare dalle radici profonde di una terra straordinaria.

Andrea Malandra e “La pietra del santo”: quando il cinema indipendente torna a parlare il linguaggio del mito

“La pietra del santo”: quando il cinema indipendente torna a parlare il linguaggio del mito   C’è un cinema che non urla, non strilla in streaming, non insegue l’algoritmo. Ma che cammina con passo sicuro, esplora paesaggi dimenticati, scava nella memoria e nella terra. È il caso di La pietra del santo, il nuovo film di Andrea Malandra in anteprima mercoledì 9 aprile al Cineteatro Massimo di Pescara (ore 20.45, ingresso libero). Un’opera che sembra arrivare da un tempo altro, e forse proprio per questo necessaria. Prodotto da No hay banda e dalla Fondazione Pescarabruzzo, La pietra del santo è molto più di un film: è una dichiarazione d’intenti. È il quarto lungometraggio di un gruppo creativo che lavora da oltre vent’anni sul territorio abruzzese, e che continua a credere che il cinema possa ancora essere un gesto collettivo, radicato, artigianale. Un viaggio tra fede, natura e archetipi Scritto da Erminia Cardone e Gisella Orsini, con la fotografia di Maurizio Di Zio, il film racconta il viaggio avventuroso di una madre e una figlia alla ricerca di una pietra sacra dispersa tra i calanchi. Un oggetto magico, leggendario, che promette guarigione. Ma più che alla trama, La pietra del santo affida il suo incanto a una geografia interiore e simbolica: Casalincontrada, Atri, Abbateggio, Bucchianico, il Parco Lavino di Scafa diventano non luoghi mitici, attraversati da donne in cerca di senso, in un mondo in cui il sacro si mescola al contadino, la leggenda alla precarietà. Il risultato è una fiaba adulta, dura e poetica, che parla di fede, perdita, speranza, e di quella spiritualità contadina oggi più che mai attuale, proprio perché dimenticata. Una bellezza che non si può industrializzare Nel cast spiccano le prove intense di Valeria Di Menno e Daniela Chiavaroli, insieme a volti noti del teatro e del territorio come Patrizio Marchesani, Flavia Valoppi e gli attori dei Guardiani dell’Oca. Ma i veri protagonisti sono forse i luoghi, inquadrati con rispetto, lentezza, amore. Un’operazione quasi etnografica, sostenuta da enti come la Riserva Naturale Regionale dei Calanchi di Atri e il CedTerra di Casalincontrada, che fanno del film un’ode implicita al patrimonio culturale e paesaggistico dell’Abruzzo. E in un momento in cui il cinema mainstream si uniforma su scala globale, questo film fa esattamente il contrario: si stringe alla sua terra, e da lì parla al mondo. Un regista che lavora tra videoarte e poesia Andrea Malandra è una figura appartata ma costante del panorama indipendente. In oltre vent’anni ha sperimentato con corti, videoarte, videoclip. La pietra del santo è il punto d’incontro di queste esperienze: un racconto che non teme l’ibridazione, che si nutre tanto della narrazione quanto della performance visiva. La proiezione sarà seguita da un dibattito con il cast e la troupe: un’occasione per ascoltare dalla viva voce dei protagonisti cosa vuol dire oggi fare cinema fuori dai centri, con mezzi ridotti ma idee potenti.